Gilberto Govi, il pandolce e il kranz della Zia Benna

02/122019
Gilberto Govi e il pandolce

Gilberto Govi è stato uno dei più straordinari comici italiani. Viene considerato come il padre del teatro dialettale genovese ma definirlo così non rende onore a un talento che riusciva a divertire il pubblico di ogni regione. Quando alla fine degli anni ’50 la Rai iniziò a trasmettere le sue commedie le vie delle città si svuotavano perché la gente si ammassava nei bar e nelle case dove era disponibile un apparecchio tv per poter assistere ai suoi spettacoli. In quel periodo solo Mike Bongiorno con il suo Lascia e Raddoppia riusciva ad ottenere lo stesso successo di pubblico.

Govi piaceva e divertiva non solo dalla Valle d’Aosta alla Sicilia ma anche fuori dai confini nazionali. Le sue tournée in America latina fra le due guerre riempivano i teatri tanto dei nostri immigrati quanto di chi capiva soltanto lo spagnolo. E tutti ridevano di gusto. Govi riusciva infatti a parlare con il linguaggio universale della comicità, una lingua che aveva imparato alla perfezione. Non erano solo le battute o i dialoghi di commedie che in mano ad altri interpreti avrebbero a malapena strappato un sorriso ma che con la sua interpretazione diventavano esilaranti. Dietro ad ogni suo lavoro c’era la cura raffinata di ogni dettaglio, dalla creazione di quelle sue maschere facciali buffe ma mai ridicole, che lui stesso ideava, alla costruzione di un perfetto meccanismo ad orologeria dei tempi comici.

Non vogliamo sapere se oggi l’Italia lo abbia dimenticato perché non è una domanda che ci interessa fare. Ciò che conta è che noi Genovesi continuiamo a ricordarlo con affetto. Noi Tagliafico pensiamo sempre a quando ogni martedì entrava nella nostra pasticceria e ordinava un kranz. E guai se a servirlo non era la nostra Zia Bernardina, la Zia Benna. Govi non ci ha mai spiegato la ragione di questa preferenza ma se gli avessimo chiesto “Commendatore, ma cos’ha di particolare il kranz della Benna?” lui, con lo stile arguto del suo Bàccere Baciccia, ci avrebbe risposto “Il kranz della Benna ha un gusto speciale. Forse servito da un altro sarebbe più speciale. O forse lo sarebbe meno. Nel dubbio... vado sul sicuro.”

E pensiamo anche alle parole con cui ha voluto descrivere il pandolce.

Il vero profumo di Genova. Il pandolce parla di casa nostra: del porto, del mare, della Lanterna. Forte, robusto, duro come il carattere ligure. E semplice, senza fronzoli.

Un perfetto ritratto di Genova dipinto da chi è stato un grande comico e un grande uomo.